XXXII Domenica T.O. (A)

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06 - Nov - 2020
Spirito Santo M.I.Rupnik

Spirito Santo M.I.Rupnik

XXXII Domenica T.O. (A)

(Sap 6,12-16   Sal 62   1Ts 4,13-18   Mt 25,1-13)

Commento di Simona Segoloni Ruta – Teologa

Nelle ultime tre domeniche dell’anno liturgico leggeremo l’intero capitolo 25 di Matteo che riporta l’ultimo grande discorso di Gesù (secondo il racconto del primo evangelista). Proveremo quindi a commentare le letture di queste settimane seguito, come se fossimo in un’unica lunga domenica, lasciando aperte domande e prospettive che tenderanno all’ultima domenica che, con la solennità di Cristo Re, chiuderà l’anno liturgico.

Questa domenica il Vangelo ci propone la parabola delle dieci vergini. Dieci ragazzine (perché le vergini erano le ragazze che non erano mai state sposate, quindi poco più che bambine, considerate le usanze del tempo) aspettano di notte che arrivi lo sposo per entrare alla festa. Che si addormentino (con la facilità e la serenità dei giovanissimi oltretutto!) è più che normale. In modo del tutto simile può accadere che noi, travolti dalle vicissitudini della vita, dagli impegni, dal tumulto interiore, dagli eventi del nostro tempo, ci assopiamo, smettiamo di pensare allo sposo che viene, non teniamo presente che stiamo aspettando il Regno, non scrutiamo la realtà per cogliere la presenza di Dio, piangiamo per i morti (come ci dice Paolo nella seconda lettura tratta dalla prima lettera ai Tessalonicesi) come fanno quelli che non conoscono la resurrezione (non solo soffrendo la mancanza, come è ovvio, ma non sperando nulla). Può succedere a tutti, anzi, seguendo la parabola delle dieci ragazzine, succede proprio a tutti.

Poi lo sposo arriva e qui si vede la differenza fra le ragazzine sagge e quelle stolte, si scopre cioè se il nostro vivere, pure a volte inevitabilmente assopito, è stato saggio o stolto. Sembra che l’unica differenza sia come le ragazzine si sono attrezzate per andare ad aspettare lo sposo: cinque hanno pensato a ciò che stavano facendo, l’hanno valutato, hanno impiegato tempo ed intelligenza per decidere cosa poteva servire e quali potevano essere gli imprevisti, altre – per leggerezza o per scarsa considerazione di ciò che stavano per fare – sono andate così come erano, senza pensare ciò che stavano facendo né ricercare ciò che poteva essere di aiuto per riuscire nell’impresa.
Viene mostrato con questa immagine quale atteggiamento esistenziale (cioè quale sapienza) bisogna avere: vivere desiderando di capire, impegnandoci per provvedere ciò che può servire per il bene che ci viene chiesto. La sapienza, in fondo, altro non è che un modo di guardare la vita capace di scoprire le tracce del bene possibile e ciò che serve per farlo crescere. Nella prima lettura (tratta dal libro della Sapienza) si dice che per chi desidera raggiungere questo atteggiamento, per chi lo desidera, è facilissimo trovarlo. Non è richiesta alcuna fatica: è la sapienza stessa ad andare loro incontro in ogni progetto, a farsi trovare per la strada o seduta alla porta.
Chi la cerca, dunque, trova la sapienza, e così non va ad aspettare lo sposo senza olio, cioè vive procurandosi ciò che serve per l’incontro essenziale della vita, per scoprire Dio nell’oggi, nelle persone, nell’interiorità e un giorno nella pienezza del Regno. Anche si addormentasse o perdesse di vista, nella frenesia dei giorni, quale è il motivo per cui viviamo e cosa ci attende, chi ha cercato la sapienza l’ha trovata certamente e così si è procurato ciò che è essenziale per vivere ed entrare alla festa. Basta svegliarsi dal torpore e andare.
La parabola non ci dice che cosa sia quest’olio che bisogna procurarsi (le interpretazioni sono le più disparate), forse non era nell’intenzione dell’evangelista indicare cosa esso rappresenti, forse l’intento della parabola è semplicemente suscitare in noi il desiderio della sapienza che ci fa vivere consapevoli di che cosa stiamo aspettando e ci istruisce a non rimanere sprovvisti del necessario. Credo sarà la parabola che leggeremo domenica prossima a dirci quale olio non dobbiamo trascurare di portare sempre con noi. Per oggi invece ci viene insegnato (usando le parole del salmo) a cercare, ad avere sete, a desiderare, a vegliare per pensare come prepararci all’incontro con Dio che ci attende sempre, un incontro colmo di benedizioni, cibi e gioia, perché la sua grazia vale più della vita. Oggi dobbiamo lasciarci colmare dal desiderio dell’incontro: solo così non trascureremo di avere con noi l’essenziale perché ciò che tanto attendiamo si realizzi.
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