V Domenica di Quaresima anno C

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01 - Apr - 2022

Quaresima

V Domenica di Quaresima

Anno C

(Is 43,16-21   Sal 125   Fil 3,8-14   Gv 8,1-11)
Domenica 3 Aprile 2022

Commento di Simona Segoloni Ruta – Teologa

Nel meditare la parabola del Padre che perdona il figlio tornato da dove si era perduto, dicevamo che, per trovare il perdono che Dio offre, occorre abbandonare il peccato, riconoscendolo e decidendo di non volerlo più. La conversione si gioca proprio sul lasciare andare ciò che si riconosce di aver servito erroneamente, senza motivo, senza trovare vita. Le letture di questa domenica riprendono questo tema, dandoci la possibilità di capire che non solo si può ricominciare dopo il peccato, ma che si può essere anche rinnovati nelle opportunità di vita, nelle relazioni, persino nello sguardo che abbiamo sul mondo e su noi stessi. Aprirsi al nuovo, alla vita che irrompe quando nessuno se l’aspetta più: questo è l’ultimo passo prima di celebrare la Pasqua. Lasciato andare tutto in cenere, il nostro cuore non si attacca a ciò che non valeva, ma attende altro.

“Ecco faccio una cosa nuova” così ci annuncia il profeta Isaia: “ proprio ora germoglia, non ve ne accorgete?”. Se non ce ne accorgiamo forse è perché continuiamo a guardare indietro e così la strada che si apre davanti a noi, fendendo il deserto, ci sfugge e i fiumi di acqua che lo irrigano non ci tolgono la sete. Paolo, nel brano della lettera ai Filippesi che costituisce la seconda lettura, ci aiuta a capire invece quali sono i sentimenti di chi si apre alla novità di Dio: qualsiasi cosa rispetto a lui appare una perdita, perché quando si è totalmente conquistati da qualcuno (come ogni innamorato sa) non c’è spazio per rimpiangere altri. E così pur sapendo di essere ancora lontano dalla meta, si corre verso ciò che sta di fronte, dimentichi di ciò che è alle spalle. Non c’è ostacolo o miseria, non c’è cosa vecchia che possa trattenerci nel cammino, smaniosi di vivere la bellezza del Vangelo fino in fondo.

E così quando Gesù incontra la donna adultera di cui ci racconta Giovanni fa una cosa nuova, apre una strada nel deserto. Avvinto dall’amore e dalla vita del Padre, non guarda il passato di questa sorella, ma guarda in avanti (non peccare più) e la riconsegna alla vita (va’). Immaginiamo la scena: quelli che si pensano giusti e forse, se il criterio è rispettare alcune regole, lo sono davvero, vogliono accusare Gesù e per questo gli portano una donna colta in flagrante adulterio. L’accusa a lei è funzionale ad accusare lui: entrambi sono sul banco degli imputati. Lei è un capro espiatorio fin troppo ovvio, su di lei si scatena tutto il ribrezzo per l’ordine sociale e familiare turbato, mentre nessuno si domanda dove sia l’uomo che era con lei né quali responsabilità abbia il marito in tutto questo. Gesù invece è un rabbì, viene considerato un profeta, per accusarlo ci vuole di più che un espediente qualsiasi. Lui però non si preoccupa di altri che della donna: non è preoccupato per sé, non risponde alle loro domande, non si lascia provocare, non cerca di avere ragione. Guarda lei e sa, in un attimo solo, che se lei ha peccato non è la sola: tutto il sistema sociale e religioso che le sta intorno, ciascuno di loro, ha peccato e forse ha contribuito anche a far peccare lei, eppure nessuno si prende le sue responsabilità, mentre riversano rabbia e odio su di lei. “Chi di voi è senza peccato scagli per primo la pietra contro di lei”. A queste parole di Gesù, tutti se ne vanno e così, proprio mentre la donna resta sola, si fa evidente che non è l’unica a peccare, ma invece è l’unica rimasta e così può vedere qualcosa di molto più prezioso di quanto lascia, qualcosa che la può conquistare al punto da dimenticare tutto il resto.

Fissa gli occhi su Gesù, resta lì davanti a sentirsi dire che nessuno la condanna e che d’ora in poi, qualunque siano le sue possibilità di vita, può non peccare più. Gesù non la lega al suo peccato, vedendo altro e sperando altro. Lei passa così dalla morte (paventata anche da chi l’accusava: Mosè ci ha detto di lapidare donne come questa) alla vita, quella possibile ora. Gesù ha preso le parti di lei, facendo giustizia di chi voleva sfogare su di lei tutte le storture del mondo, e così farà nella Pasqua, prendendo le parti di quelli che soli vengono condannati, mentre il peccato è di tutti. E così, in questa ultima domenica prima della settimana santa, ci accorgiamo che Dio non è imparziale né equidistante, egli ha il cuore vicino alle vittime, a chi subisce ingiustizia, ai poveri, ai piccoli. Dio si schiera per quelli che gli altri (i benpensanti preoccupati della correttezza) scartano.

Possiamo pensare allora che la donna sia stata conquistata da questo amore, capace sempre di rigenerare alla novità e alla vita. Mi piace pensare che non se ne sia andata subito, ma che si sia seduta ancora un po’ là con questo Maestro che era stato capace di guardarla così, come nessuno mai prima e forse nessuno mai dopo.

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