III Domenica di Pasqua (B)

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16 - Apr - 2021

Spirito del Risorto

III Domenica di Pasqua (B)

(At 3,13-15.17-19   Sal 4   1Gv 2,1-5   Lc 24,35-48)
Domenica 18 Aprile 2021

Commento di Simona Segoloni Ruta – Teologa

Il Vangelo di questa domenica sembra raccontarci in un altro modo l’episodio (letto domenica scorsa) di Tommaso, pur senza nominare l’apostolo. Gesù viene in mezzo ai suoi (gli Undici, i discepoli e le discepole). Questi avevano appena sentito il racconto dei due tornati da Emmaus, i quali a loro volta si erano sentiti dire che il Signore era apparso a Simone, eppure di fronte al mostrarsi di Gesù tutti provano di nuovo incredulità e paura. “Perché siete turbati e perché sorgono dubbi nel vostro cuore?” La domanda di Gesù cerca di ricordare loro quanto già hanno visto e ascoltato, poi li invita – con parole simili a quelle che Giovanni ci racconta rivolte a Tommaso – a guardare e toccare la sua carne e le sue ossa, in particolare là dove esse sono state ferite dai chiodi (mani e piedi). A questo punto è la gioia a renderli increduli – mentre Tommaso aveva fatto subito la sua professione di fede: mio Signore e mio Dio! – tanto che Gesù chiede loro da mangiare: un gesto semplice, quotidiano, che restituisca loro l’intimità nota e allo stesso tempo li faccia rendere conto che non sono di fronte a fenomeni paranormali o a stranezze di chissà quale tipo.

Adesso, sgombrato il campo dalla paura e dalle congetture bizzarre, Gesù indica l’unica via possibile per comprendere la sua vita e la sua Pasqua: scrutare le Scritture. Per la seconda volta in questo ventiquattresimo capitolo del Vangelo di Luca troviamo Gesù impegnato a spiegare le Scritture, che alla luce di quanto è successo mostrano tutta la propria verità e allo stesso tempo aprono oltre se stesse alla vita che sgorga dal fatto che esse si sono compiute. Nelle Scritture infatti (come Pietro spiega nel discorso che troviamo in parte riportato nella prima lettura) era stato preannunciato tutto ciò che in Gesù si è compiuto e quindi sono le Scritture che permettono di leggere fino in fondo nelle pieghe degli avvenimenti e riconoscere nel Risorto il Signore della storia, il servo che Dio ha glorificato. E una volta riconosciuto non si può che esserne testimoni, come Gesù espressamente dice ai suoi nel cenacolo (Vangelo) e come Pietro afferma di sé e degli altri (prima lettura).

Però, come quanto raccontato dalle Scritture trova compimento in Gesù, tanto che in lui si può dare di esse una piena intelligenza, così quanto vissuto da ciascuno (ogni storia) trova compimento in quanto viene testimoniato su Gesù, perché questo è capace di svelare il senso profondo di ogni esistenza e della storia intera. La sua vicenda, il suo Vangelo, ciò che i suoi hanno raccontato fin dall’inizio, diventa compimento per la storia di chi lo incontra oggi e che si trova a rileggere tutto di sé in modo nuovo: senza perdere nulla di quanto ha vissuto, si accorge che Gesù è ciò che lo compie e lo porta oltre.

Osservare la sua parola (come ci dice la seconda lettura tratta dalla prima lettera di Giovanni) fa sì che l’amore di Dio in noi sia perfetto, ma forse osservare la sua parola significa proprio lasciare che quanto ci viene raccontato di lui (il Vangelo) spieghi e compia la nostra storia, in modo che noi possiamo conoscerlo non nei contenuti e nei valori, ma nella concretezza del vivere e dell’amare: proprio per questa conoscenza concreta (e unica per ciascuno) diventiamo testimoni perché anche noi concretamente l’abbiamo incontrato risorto nelle vicende del nostro vivere. In questo modo, anche il peccato non fa più paura, perché non si tratta di mettere in pratica delle regole e quindi di essere giudicati in base alla prestazione che sappiamo tenere, si tratta invece di conoscerlo (o riconoscerlo come devono fare i primi discepoli) proprio nel lasciare che la fede in lui riscriva la nostra vita e il nostro fare. Se siamo su questa strada, se il nostro cuore è sincero in questo senso, anche il peccato che dovesse accadere sarà riletto alla luce del Signore Risorto e ci accorgeremo che proprio lui si fa nostro avvocato difensore (paraclito). Diciamo allora (così come suggerisce il versetto alleluiatico): Signore Gesù, facci comprendere le Scritture (e la nostra storia), arde il nostro cuore mentre ci parli.

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