Festa della Santa Famiglia

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26 - Dic - 2019

Santa Famiglia

…Lo Spirito Santo porta l’esperienza delle fede dalla mente al cuoredall’orecchio alle mani

Santa Famiglia

Commento di Simona Segoloni Ruta – Teologa

Maria, Gesù e Giuseppe si trovano a dover vivere in modo totalmente nuovo l’esperienza di essere famiglia. Gesù non è figlio di Giuseppe e Giuseppe, quindi, non è padrone del proprio figlio né della propria moglie, come era a quei tempi. Maria è madre di un bambino che non le appartiene e che se ne andrà senza prendere il proprio posto nella struttura della famiglia e della società civile, inoltre si trova in una posizione di libertà insolita nei confronti del marito perché non è suo possesso. Gesù è figlio obbediente, ma teso ad un Padre esigente che lo porterà a contravvenire ai propri doveri di primogenito maschio.

Si tratta dunque di una famiglia fuori dagli schemi del proprio tempo, strutturata non sulla base delle regole sociali e religiose ma solo sull’ascolto della parola di Dio. L’ascolto della parola ha portato Maria a questa insolita maternità che le dà anche un’indipendenza singolare e l’ascolto della parola ha portato Giuseppe a prenderla con sé. Sempre questo ascolto porterà Gesù fuori dalla struttura familiare in cui avrebbe dovuto vivere.
Nel Vangelo di questa domenica Giuseppe sogna (e quindi ascolta la voce di Dio) ben due volte: la prima per fuggire in Egitto (esule) e la seconda per tornare a Nazareth. Tutte e due le volte l’evangelista sottolinea come l’ascolto sapiente di Giuseppe realizzi una parola pronunciata dai profeti, lasciandoci intendere che la logica di questo uomo giusto è la logica della parola di Dio. Non solo sogna, ma, come l’antenato di cui porta il nome (il figlio amato di Giacobbe), è capace di interpretare i sogni secondo il pensiero di Dio che ci è testimoniato in modo precipuo dalle Scritture. Tocca a lui applicare tutte le decisioni, perché nel primo secolo le donne erano considerate incapaci come i bambini e quindi non potevano decidere di sé né di altri, ma Giuseppe decide sempre e solo sulla base di ciò che Dio dice, costituendo la propria famiglia intorno alla parola di Dio.
Questa, poi, è capace di dare un nuovo significato anche alle relazioni che sembrano più “naturali” e di stravolgere le regole pensate da ogni società per la famiglia. Nella prima lettura il libro del Siracide ripresenta il quarto comandamento, onora il padre e la madre, aprendolo oltre la sensata gratitudine e al di là dell’interesse personale (curare i genitori permette infatti subentrare nel loro ruolo o nell’eredità). Si insegna un amore rispettoso, che cerca di onorare chi invecchia e al quale si deve la vita. C’è una giustizia in questa memoria grata che non comporta certamente un’obbedienza cieca ai genitori, né la consacrazione di un sistema sociale centrato sugli anziani, ma piuttosto si tratta di contraccambiare l’amore proprio mentre non si ha più bisogno dell’altro. Si amano coloro che ci hanno dato la vita non più perché dipendiamo da loro, ma perché rendiamo onore a ciò che sono e alla fatica che hanno fatto per crescerci: gratuitamente siamo stati amati, gratuitamente amiamo coloro da cui non dipendiamo più.
La seconda lettura, tratta dalla lettera ai Colossesi, sembra ricapitolare tutto quanto detto fin qui. Ricorda ai credenti di vivere l’umiltà, il perdono vicendevole, la carità e la pace, ma, perché questo sia possibile, esorta a far dimorare la parola di Dio in mezzo a loro. La famiglia cristiana si caratterizza proprio per questo dimorare della parola di Dio, continuamente richiamata con ogni sapienza e poi cantata con riconoscenza. Solo così tutto ciò che faremo, parole e opere, sarà nel nome del Signore Gesù e saremo riconoscenti e in pace. Vivendo così non ci sarà più la sottomissione delle mogli (propria delle culture sessiste e ingiuste) ma la sottomissione “come si conviene nel Signore”, cioè una sottomissione reciproca, come ricorda la lettera agli Efesini. Nel primo secolo infatti non si poteva predicare l’uguaglianza fra moglie e marito (sarebbe come predicare oggi il fatto che l’imprenditore riceva uno stipendio come il dipendente), ma la struttura ingiusta che sottometteva la moglie, anche se non poteva essere tolta, poteva essere resa innocua dall’amore e quindi dalla sottomissione reciproca.
Simile è poi il discorso per i figli: questi debbono obbedire (d’altra parte questi sono incapaci di giudizio fino a che non diventano grandi), ma (e questa è la nota evangelica da sottolineare) i padri (che allora erano ritenuti padroni dei figli) non devono esasperarli, riscoprendo il loro ruolo di guida e custodi, lontani dalle logiche di dominio.
Solo la parola di Dio può rendere tali le relazioni familiari, come è stato nella prima chiesa, come è stato per Giuseppe, Maria e Gesù. Dimori allora la sua parola abbondantemente tra di noi, non si spenga mai il suono di ciò che dice, nemmeno nel silenzio del sonno, perché come la famiglia che ha cresciuto Gesù non ci domini altra logica che l’amore e il servizio reciproco.

 

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