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07 - Dic - 2021

Immacolata Concezione della Beata Vergine Maria

Immacolata Concezione della Beata Vergine Maria

Anno C

(Gen 3,9-15.20   Sal 97   Ef 1,3-6.11-12   Lc 1,26-38)
Mercoledì 8 Dicembre 2021

Commento di Simona Segoloni Ruta – Teologa

Quando il Concilio Vaticano II si è occupato di Maria ha scelto di farlo nel documento che si occupa della chiesa. Poteva farlo in un documento a parte, molti l’avrebbero desiderato, invece ha voluto parlare di lei a partire da quello che è il suo luogo naturale: la chiesa, la compagnia delle credenti e dei credenti che come lei hanno riconosciuto in Gesù il Signore. E così Lumen gentium (il documento del Concilio sulla chiesa) ci parla prima della chiesa che vive nella storia, poi dei santi cioè la parte di chiesa che ha concluso il proprio cammino e alla fine, in mezzo a questi santi, ci parla di Maria.

Questo ci aiuta a non fare della festa di oggi (Immacolata concezione) qualcosa che riguardi solo lei e che ce la renda lontana come nessun’altra, come se fosse una Signora di altri tempi in grado di elargire grazie alle serve e ai servi, ma estranea alla loro vita. La liturgia della parola di oggi, come è giusto che sia in pieno Avvento, ci parla di promesse che Dio compirà: il nostro dominio sul male e su quella parte bestiale che ci abita e ci fa distruggere ciò che abbiamo intorno (la testa schiacciata del serpente del celeberrimo brano di Genesi), il progetto di Dio su di noi (predestinati!) perché viviamo nella pienezza della gloria, santi e immacolati (l’inno della lettera agli Efesini), e poi – nel Vangelo – le nascite straordinarie (vecchie sterili e vergini partoriscono come se la vita fosse un fiume in piena incontenibile) e il Salvatore che instaura il regno di Dio, la gioia della compagnia di Dio.

Tutte queste promesse sono per noi. Come per Maria cadono nel nostro quotidiano ovvio e affaticato, chiedendoci di alzare lo sguardo e di dare a Dio la possibilità di stupirci e guarirci, facendo diventare i nostri grembi sterili (di per sé il grembo di una vergine è sterile finché permeane la verginità) un luogo dove la vita possa essere custodita e fatta crescere. Non importa cosa c’è intorno (freddo, paura, persino la guerra), i bimbi nel grembo materno possono vivere e crescere. Così può essere la vita di ciascuno e ciascuna di noi, ospitando quanti ci sono affidati.

Essere pieni di grazia (Vangelo) o santi e immacolati (seconda lettura) non significa essere senza errori, ma – esattamente come Maria – mettere tutto ciò che siamo nel rispondere all’amore che Dio ci rivolge. Dio non cerca una risposta perfetta né un amore perfetto (non si sarebbe rivolto a noi!), ma cerca cuori che gli rispondano con tutto quello che hanno, con tutto l’amore possibile, con tutte le forze a disposizione, con tutto ciò che riusciamo a capire: non un amore perfetto, ma l’amore possibile, tutto l’amore possibile. Molto probabilmente ci sembrerà poco (non ci sembrerà una qualche santità), ma Dio ha altri criteri di giudizio e – ringraziando Dio! – a lui tocca giudicare.[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row]

05 - Dic - 2020

Immacolata concezione di Maria

Maria Donna dell'attesa

Immacolata concezione di Maria

(Gen 3,9-15.20   Sal 97   Ef 1,3-6.11-12   Lc 1,26-38)
Martedì 8 Dicembre 2020

Commento di Simona Segoloni Ruta – Teologa

A volte l’attesa della salvezza si fa troppo lunga, il giorno sembra non arrivare mai e la notte continua a coprire tutto, tanto che vegliare o sperare diventa improbo. Proprio in questi momenti intravvedere l’aurora (e con essa la promessa del sole ormai prossimo a nascere) ci ridona forza, ci sostiene, ci fa capire che davvero la salvezza è vicina. Maria è stata ed è, per noi, questa aurora bellissima che ci anticipa la pienezza del giorno che tarda a venire. Ci permette di contemplare la bellezza dell’opera di Dio anche se ancora non è compiuta, come i primi raggi del sole che smorzano l’oscurità ridanno forma e colore alle cose che ci circondano.

Guardando la sua vicenda, noi sappiamo che gli esseri umani (ciascuno di noi) sono stati scelti per essere santi e immacolati di fronte a Dio nella carità (usando le parole della seconda lettura tratta dalla lettera agli Efesini). Lei ci testimonia cosa Dio è capace di fare in noi: benedetti, scelti, resi figli ed eredi di lui. Certo, diversamente da lei (così ci verrebbe da dire) noi rimaniamo ingannati molte volte dalle voci (simboleggiate dal serpente della Genesi) che ci spingono a dubitare di questo amore e di questa predilezione che Dio ci rivolge, ma, nonostante questo nostro tentennare, ineluttabilmente Dio ci ricorda di cosa siamo capaci: la stirpe della donna (cioè gli esseri umani) schiacciano la testa del serpente.
Come può accadere questo? Come possiamo vincere il male in noi e intorno a noi affrettando la venuta del Regno? Proviamo a vedere come ha fatto Maria rileggendo ancora una volta questa pagina celeberrima del Vangelo di Luca.
Di fronte alla parola che Dio rivolge a Maria tramite l’angelo, una parola buona ma impegnativa, ella si turba, perché è proprio delle persone responsabili e adulte percepire la grandezza dei doni e della chiamata di Dio a fronte della propria piccolezza e in questa situazione non si può rimanere tranquilli. Di fronte poi all’annuncio della nascita di Gesù, pone domande: vuole capire cosa accadrà e come. E nel porre domande espone il proprio punto debole: essere vergini (come essere vecchia e sterile per Elisabetta) non serve a niente in ordine al partorire. Non nasconde quindi la propria debolezza né abdica alla propria intelligenza e al dovere di decidere per se stessa: come avverrà?
Infine quando sente parlare dell’opera dello Spirito e dell’ombra dell’Altissimo che la coprirà, di fronte al fatto che Dio non vuole darle solo un bambino nato prodigiosamente, ma vuole che lei accolga Dio stesso facendolo nascere in mezzo al suo popolo, di fronte al fatto che Dio la chiama a collaborare con lui per la definitiva alleanza che vuole realizzare, di fronte a questo che la supera infinitamente e di cui allo stesso tempo coglie tutta la bellezza, si consegna con la semplicità di chi non ha altro nel cuore che la parola del Dio vivo. “Ecco sono la serva del Signore, avvenga per me secondo la tua parola”.
La responsabilità timorosa, l’umiltà disarmante e la fede libera: questo ci insegna a vivere Maria, perché il male non ci tocchi o, se anche ci toccasse, rimanga schiacciato sotto i nostri piedi incapace di avvelenarci. Guardando a lei noi possiamo percepire di cosa è capace l’amore di Dio che ci è rivolto e così queste lunghe notti invernali cominceranno ad accorciarsi prima del tempo e già riusciremo a cogliere le prime luci del mattino, pallidamente tinte del rosa dell’aurora.
07 - Dic - 2019

Immacolata Concezione

Maria Donna dell'attesa

…Lo Spirito Santo porta l’esperienza delle fede dalla mente al cuoredall’orecchio alle mani

Immacolata Concezione (II Avvento)

Commento di Simona Segoloni Ruta – Teologa

Ogni volta che celebriamo una festa mariana rischiamo di fare l’elenco dei “privilegi” di Maria, dimenticandoci che è nostra sorella, la prima dei discepoli di Cristo e che per questo possiamo celebrare ciò che accade a lei come qualcosa che ci riguarda. Per questo è bene, piuttosto che speculare sul significato del dogma proclamato nel 1854 da Pio IX, immergersi nelle letture liturgiche che ci aprono la possibilità di comprendere la nostra storia tramite la storia di lei.
Chiediamo in modo particolare alla liturgia di questa festa che cosa significa essere santi e così capiremo perché contempliamo in Maria la perfezione di questa santità. E cominciamo sfatando il mito che la santità sia un “non fare peccati” (in questo la festa dell’Immacolata potrebbe portarci fuori strada) o un “essere innocenti” come i bambini: questo sarebbe ancora poco. Ce lo dice bene la prima lettura: Adamo ed Eva nel racconto genesiaco vivono come i bambini (nudi, senza vergogna, senza distinguere il bene dal male), ma l’essere umano non è fatto per stare in questa condizione, che infatti non dura: essere come bambini è poco. Uomini e donne devono invece crescere e liberamente scegliere di amare e di entrare in relazione con Dio, con il prossimo, con il mondo. Il tentativo di Eva ed Adamo è fallimentare (nel cercare di diventare adulti strappano la comunione con Dio e fra di loro con gravi conseguenze) ma la direzione è quella giusta.
Maria si trova davanti a Dio come i protagonisti del racconto di Genesi. Anche lei deve scegliere da donna libera e adulta chi vuole servire e come. E lei decide di sé: decide di servire il Dio di Israele. Non sa ancora che cosa questo le chiederà, non ha ancora iniziato il proprio discepolato, non conosce le difficoltà dell’essere madre e tanto meno dell’essere madre di questo bambino, ma sa che vuole vivere servendo Dio e decisa per lui. Accoglie la sua parola e questa la renderà sempre più simile al proprio figlio, cioè amata dal Padre, figlia adottiva di lui: è una parola che la immergerà in un mistero d’amore che la santifica continuamente.
La verginità di Maria, annotata da Luca, non indica la sua purezza (avere rapporti sessuali non rende impuri né meno integri) ci dice invece la sua libertà, perché al tempo in cui lei è vissuta una donna sposata non era libera, ma era di proprietà del marito che prendeva possesso di lei tramite i rapporti sessuali. Oggi, ovviamente, nessuno pensa più questo, ma dobbiamo tenere il significato: per rispondere alla volontà di Dio occorre essere liberi, decidere di se stessi. E Maria lo fa: non ha bisogno di un marito o di un padre che le dica che cosa fare, ascolta la parola di Dio e la mette in pratica.
La santità è questo cammino di pienezza verso la vita realizzato nell’ascolto sempre più profondo di una parola che interpella la nostra libertà. Se abbiamo dei padroni (esteriori o interiori) non siamo liberi di servire Dio, Maria invece era evidentemente arrivata a quel momento pronta per una scelta libera e adulta (come abbia vissuto prima è un mistero di cui non sappiamo nulla…) e così realizza pienamente quello che Dio chiede ad ogni persona: amarlo sempre di più e sempre più profondamente.
Per noi come per lei, la santità è un cammino di crescita continua, che porta ad un ascolto sempre più attento della Parola del Padre perché questa prenda consistenza nelle nostre parole, nei nostri gesti e in tutto quello che siamo. Ce lo dice il bellissimo inno della lettera agli Efesini: siamo stati scelti per un progetto che prevede la nostra santità, il nostro essere immacolati nell’amore, fino ad essere figli adottivi di Dio e diventare per lui un motivo di gioia grande.
Maria è colei che per prima ha giocato la propria libertà totalmente su Dio, scegliendo chi voleva essere e senza obbedire ad altra parola che a quella del Padre. Ci sta di fianco perché anche noi facciamo lo stesso: prima nel discepolato, prima nella santità, prima nel progetto che ci vuole santi e immacolati nella carità per il dono gratuito di Dio.
Davvero possiamo cantare al Signore un canto nuovo, perché ha compiuto meraviglie.