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30 - Nov - 2019

I Domenica Avvento

Maria Donna dell'attesa

…Lo Spirito Santo porta l’esperienza delle fede dalla mente al cuoredall’orecchio alle mani

I Domenica Avvento

Commento di Simona Segoloni Ruta – Teologa

La vita si gioca nell’infinito rincorrersi di momenti che sembrano lasciare tutto come è, miriadi di istanti rapidi e subito dimenticati, fra i quali si nascondono momenti, ore, giorni che hanno la capacità di cambiare tutto: nascite, morti, incontri, intuizioni, scoperte. Nessuno può sapere se il prossimo momento sarà uno di quelli che aggiungerà una nota già sentita alla musica che stiamo già ascoltando o se invece interverrà una variazione, una stonatura, un nuovo strumento, un silenzio.

L’avvento è il tempo liturgico che ha la capacità di richiamarci su questa ambiguità della vita: ogni attimo dell’esistenza, di per sé così anonimo, può portare una venuta straordinaria in cui si nasconde una nuova modalità di farsi presente di Dio. Se infatti è vero che lui non abbandona mai il mondo a se stesso (né lascia noi soli), è vero anche che si fa presente sempre in modo nuovo, facendosi riconoscere nello stile e nelle parole con cui già si è fatto vedere altre volte, ma allo stesso tempo portando novità che sanno essere sconvolgenti.
Che succede se si vive la vita assopiti dal ritmo sempre uguale dei giorni e non si pensa più che ogni attimo possa nascondere altro? Che succede se, quando qualcosa di spaventoso o comunque di straordinario irrompe, non sappiamo ricondurlo alla presenza di Dio? Accade quello che Gesù descrive nel Vangelo: due uomini lavorano nel campo, ma solo uno viene preso. Due donne macinano, ma una sola viene presa. Il rischio, cioè, è di perdere l’occasione della propria liberazione e rimanere con un palmo di naso.
In mezzo alle vicende della vita, infatti, come un ladro di notte, sono in agguato quelle situazioni in cui Dio si fa liberatore potente per ciascuno. Può trattarsi di occasioni, doni, incontri, anche fatti gravi o tristi, o qualcosa che fa finire il nostro mondo, come un lutto, un tradimento, un fallimento. Queste realtà possono sommergerci come un diluvio ma diventano occasione di salvezza, se, come Noè, siamo pronti.
Il vero nemico – ci spiega il breve brano della lettera ai Romani – è il sonno, il torpore che ci distrae dallo scrutare lo scorrere del tempo alla ricerca della presenza di Dio, un torpore fatto di eccessi che stordiscono (orge, ubriachezze e lussurie…che oggi potrebbero essere anche la volgarità, la stupidità o semplicemente la superficialità) e di litigi e gelosie, che spostano l’attenzione da ciò che conta a piccinerie e ripicche: tutte cose che fanno tenere lo sguardo basso e accorciano la vista, facendoci vivere come se il momento di adesso fosse solo un momento fra i tanti e non potesse portare con sé l’avvento del Signore.
Al contrario, occorre ascoltare la voce delle Scritture e il richiamo dei profeti per ricordare che i giorni non sono eterni e che, pur così fragili e anonimi, nascondono infinite novità in cui Dio salva e ci conduce alla meta. Il cammino che facciamo infatti, come l’equipaggiamento di cui necessita e i sentimenti che l’accompagnano, dipende sempre dalla meta. L’avvento è il tempo in cui dobbiamo ricordarci con chiarezza che non stiamo vagando, ma puntiamo dritti al monte del Signore. Andiamo lì per vivere secondo la sua logica, per avere un giudizio equo sulla storia e per godere la pienezza della pace. Ogni istante, anche il prossimo, può nascondere per noi il venirci incontro della metà che attendiamo, proprio come accade quando, un passo dopo l’altro, improvvisamente, una curva della strada lascia intravvedere l’arrivo del viaggio per poi subito nasconderlo di nuovo, ridandoci però slancio e consapevolezza: siamo sulla strada giusta, siamo più vicini ora di quando abbiamo cominciato. Andiamo, allora, aguzzando la vista lungo la strada, perché non ci sfugga proprio ciò per cui ci siamo messi in viaggio: il Signore viene, nessuno sa quando, ma potrebbe essere anche adesso. Conviene stare pronti, per non perdere l’occasione della vita che in quell’unico istante fra tutti ci viene incontro.