Santo Natale (notte)

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23 - Dic - 2019

Presepio Rupnik

…Lo Spirito Santo porta l’esperienza delle fede dalla mente al cuoredall’orecchio alle mani

Santo Natale (notte)

Commento di Simona Segoloni Ruta – Teologa

Celebriamo la nascita di Gesù di notte, perché abbiamo bisogno di stare al buio. Non perché Gesù è nato di notte, quasi in una ricostruzione romantica degli avvenimenti di allora, ma perché Dio viene ad illuminare le tenebre in cui noi e il mondo si trovano. Per celebrare il Natale dunque bisogna prima di tutto aprire gli occhi ed accorgersi di essere immersi nelle tenebre.

Il profeta Isaia ci presenta il popolo che deve camminare nelle tenebre. Immaginiamo le persone inciampare, stringersi le une alle altre, sbattere contro gli ostacoli, perdersi, tendere le orecchie impaurite dai rumori senza distinguere che ombre. Un viaggio sofferto, lento, terrificante. E poi, improvvisa, la luce, a rallegrare. Sarà un bambino, dice il profeta, a portare questa luce che costruirà una pace senza fine.
Questo racconto antico si rinnova nella pagina di Vangelo raccontata da Luca: nella notte, vegliando il proprio gregge, i pastori ricevono l’annuncio di una grande gioia, mentre vengono avvolti dalla luce, e devono mettersi in cammino al buio se vogliono vedere il segno che è stato loro promesso. Anche Gesù, appena nato, ha compiuto un viaggio nel buio, durante il travaglio del parto che l’ha portato alla luce.
Si deve stare al buio se si vuole gustare la luce. E così, come quando ci si allontana dalla città per godersi la stregante bellezza del cielo stellato che mostra ciò che sempre c’è e mai riusciamo a vedere per la troppa luce, se vogliamo vedere la luce che questo bambino porta, dobbiamo uscire al buio: accogliere il buio del nostro cuore, delle nostre fatiche, delle nostre povertà, delle nostre paure, e accogliere il buio degli altri e della storia. Fermi così vedremo la luce che questo bambino è, una luce capace di rischiarare ogni tenebra.
In questo bambino infatti si fa visibile e palpabile quanto Dio ami il mondo, poiché ci dona il suo Figlio in modo che – come leggiamo nella lettera a Tito – impariamo a rinnegare l’empietà e a vivere con giustizia e pietà. Seguendo lui, scopriremo che ha dato tutto se stesso per liberarci da ogni male e renderci pieni di opere di bene. Questo Dio ha fatto per noi, perché non continuassimo ad inciampare nelle tenebre, perché non restassimo schiavi del male e condannati a ripeterlo, perché non fossimo privati della speranza. In questo bambino abbiamo una possibilità nuova, la storia intera può ricominciare, ciascuno di noi può scegliere di nuovo di vivere. E, ora, di fronte a questa luce, come di fronte all’esercito schierato delle stelle che fa del buio l’occasione per risplendere, può prenderci una profonda commozione e così dal cuore pieno di gioia sgorga la lode riconoscente: gloria a te Signore che hai fatto questo per noi e, su voi fratelli e sorelle, su ciascuno di noi, su ogni creatura e sul mondo intero, finalmente la pace.
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