III Domenica di Quaresima (A)

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13 - Mar - 2020

Quaresima

III Domenica di Quaresima (A)

(Es 17,3-7   Sal 94   Rm 5,1-2.5-8   Gv 4,5-42)

Commento di Simona Segoloni Ruta – Teologa

Non potendo celebrare l’eucaristia, forse in questa domenica possiamo fare esperienza di quanto la Parola di Dio ci possa nutrire: in famiglia, nelle comunità religiose o soli (se non si vive con nessuno): possiamo leggere ad alta voce questa parola di oggi, lasciare spazio al silenzio, alla meditazione e poi alla preghiera che segue sempre l’ascolto, magari cantare.

Le letture previste per questa domenica sono ricchissime: il tema dell’acqua (che nella seconda lettura è si ritrova nello Spirito, spesso simboleggiato dall’acqua) le attraversa, inoltre già il brano evangelico chiederebbe da solo mille puntualizzazioni diverse. Credo però sia inevitabile che queste letture suonino forte nel silenzio di questi giorni surreali e spaventati, in cui il mondo intero e il nostro paese in particolare appaiono minacciati da ciò che ha rivelato in un battibaleno tutta la fragilità della nostra vita e dei nostri sistemi sociali ed economici. Ascoltiamo questa parola a partire da qui allora.
La lettera ai Romani, bellissima, ci dichiara una speranza che non delude, perché già facciamo esperienza dell’amore di Dio che fa vivere, dello Spirito cioè che è stato riversato nei nostri cuori (come l’acqua che ricolma un recipiente). Non dobbiamo guadagnarci questo amore, c’è sempre stato, anche quando eravamo (e siamo!) peccatori, anche quando non conoscevamo (o quando non ci interessiamo) a questo amore. La fede, dice l’apostolo, ci fa stare saldi nella speranza della gloria di Dio. Eppure, forse, in questi giorni non ci sentiamo troppo saldi, somigliamo più ad Israele, così come ce lo racconta il libro dell’Esodo: abbiamo fatto le nostre fatiche, ci siamo messi sulla strada della vita e della fede e, alla fine dei conti, ci troviamo davanti ad un deserto senz’acqua. Ci lamentiamo e mettiamo alla prova Dio (lo tentiamo): sei in mezzo a noi, sì o no? Questo che stiamo affrontando, l’ennesima prova nel cammino, e stavolta così dura e minacciosa per tutti, è qualcosa che ci fa sentire Dio lontano? Dove è il suo amore e le sue opere?
Facilmente succede che oscilliamo fra la speranza che Dio sempre ci dona e questa mormorazione contro di lui, davanti alla quale però lui non sfugge, ma si ferma, come Gesù al pozzo. Siamo al pozzo anche noi, sotto la calura, cerchiamo un po’ d’acqua, come la donna samaritana che Giovanni mette di fronte a Gesù in questa pagina celeberrima. E con questa sete, con questa paura, con questo silenzio, sentiamo Gesù chiedere a noi: dammi da bere.
Non è il Dio che vuole preghiere e sacrifici per prendersi cura di noi, tutto ciò che esiste è spinto dal suo amore per condurre tutti alla pienezza della vita, non ha bisogno di essere convinto a fare il nostro bene: se preghiamo, preghiamo per ascoltarlo, per mettere davanti a lui il nostro cuore e per stringerci agli altri, non certo perché altrimenti lui non si cura di noi. Questo Signore non è il capriccioso dominatore degli eventi da tenere buono, è quello che ha sete insieme a noi: dammi da bere, così Gesù alla donna. Viene da scoraggiarsi: tu chiedi da bere a me? Sembra una presa in giro: abbiamo tutto questo bisogno e Dio chiede a noi?
Ma se noi conoscessimo il dono di lui e chi è che ci chiede da bere, avremmo già chiesto. Avremmo chiesto lo Spirito riversato nei cuori per sperare, per sostenere i nostri cari, per crescere nella responsabilità, per lavorare, per inventarci mille strategie per alleggerire chi fatica, ognuno a suo modo, per fronteggiare la sofferenza. Avremmo chiesto lo Spirito che già muove i medici e i sanitari generosi e impagabili, che asciuga le lacrime e sostiene il dolore di chi è nel lutto, che promette resurrezione a chi la perde la vita e che spinge i cuori di molti a pensare come fare del bene, come unirci, come amarci, come far vivere tutti. Avremmo chiesto anche noi questa acqua e con questa acqua avremmo dissetato Gesù presente in quelli che amiamo e in quelli che hanno paura o soffrono e che non possiamo toccare, forse, ma raggiungere sì.
Ma noi non rispondiamo così. Noi facciamo questioni: chi sei tu? Perché un Dio che ci vuole liberi e adulti, coinvolti, generosi, protagonisti, è molto scomodo. Meglio il Dio tappabuchi che ci può lasciare nella nostra irresponsabilità, che non ci chiede di domandarci come vivere al meglio queste tenebre e come migliorare il mondo dopo, come combattere con la stessa forza con cui proviamo a contrastare questa malattia ogni ingiustizia e ogni male. Ma Gesù ha pazienza e vuole insegnarci, come alla donna, a non porre attenzione solo alla sete di questo momento, ma a quella arsura profonda che tormenta il nostro cuore e di cui troppo spesso non ci accorgiamo. Esiste un’acqua che fa passare ogni sete.
Allora dammi quest’acqua: dice la donna (e noi con lei). Ma per averla bisogna andare a fondo, voler mettere la vita intera davanti a Dio (va a chiamare tuo marito! Non ho marito…), perché quest’acqua è Dio presente nel cuore, riversato in noi. E qui poco vale questionare di massimi sistemi, verità morali, questioni sociali o altro: è venuto il momento, faccia a faccia con Dio in questa quaresima così dura (le spighe già biondeggiano: è ora di raccogliere i frutti), per cominciare ad adorare Dio in Spirito e verità, non nelle parole e nei gesti rituali e nemmeno nella correttezza formale o morale, ma con una vita mossa solo dall’amore di lui, con un cuore riempito dallo Spirito e così capace di testimoniare che questo uomo mite che chiede da bere è il messia, una vita capace di far vedere a tutti che Dio è presente e che non c’è bisogno di metterlo alla prova.
Nostro cibo, come per Gesù, deve essere fare la volontà del Padre. Abbiamo tempo e silenzio in questi giorni: domandiamoci come cambiare noi stessi, la chiesa, la società e il mondo perché la volontà di Dio accada e tutti possano vivere. Siamo in quaresima, in questa quaresima così dura, magari è il tempo favorevole per convertici davvero. Il Signore è in mezzo a noi: l’acqua non mancherà.

…Lo Spirito Santo porta l’esperienza delle fede dalla mente al cuoredall’orecchio alle mani

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